Dalla carta moneta all’economia digitale basata su token e criptovalute

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La carta moneta è una tecnologia finanziaria che risale al VII secolo D.C. e viene storicamente attribuita all’imperatore cinese Hien Tsung. In quel periodo le banconote avevano la funzione di rappresentare i depositi di monete in rame, che venivano custodite presso fortini dotati di ingenti misure di sicurezza.

Il Milione di Marco Polo descrive minuziosamente l’uso della carta moneta in Cina che lui aveva potuto osservare durante i suoi viaggi. Le banconote permettevano alle persone di produrre, trasferire, misurare e conservare la ricchezza molto più agevolmente rispetto al sistema economico basato, fino ad allora, solo sulle monete di metallo e sul baratto.

Il denaro cartaceo favoriva il commercio perché meglio frazionabile e garantiva la rapida trasmissione di valore tra soggetti senza l’intervento di alcun intermediario.

Per secoli le banconote sono state la migliore tecnologia realizzata dall’uomo per gestire l’economia, ma oggi, per diverse ragioni, oltre che per la loro natura fisica, appaiono inadatte a sopravvivere nell’era del commercio elettronico.

Indice degli argomenti

Dalle banconote al denaro digitale

La progressiva scomparsa della carta moneta in favore del denaro digitalizzato costringe i produttori di beni e servizi e i consumatori a ricorrere costantemente all’intervento di un intermediario qualificato per la gestione dei loro scambi, quali: Stati, banche, carte di credito, o circuiti come Paypal, Money Transfer etc.

Pertanto oggi milioni di persone che non hanno accesso a questi circuiti, oltre a essere escluse dal sistema economico tradizionale, non possono usufruire nemmeno di beni e servizi acquistabili sulle piattaforme Web.

A introdurre una possibile soluzione nell’ottobre del 2008 interviene l’emergere della tecnologia blockchain e di Bitcoin, che rappresenta una nuova fase del denaro digitale, uno spartiacque sulle dinamiche di funzionamento dei pagamenti on-line.

La nascita di Bitcoin e delle altre monete digitali

La blockchain di Bitcoin nel 2008 si inserisce in un mondo nel quale gli scambi on-line rappresentavano una quota già molto rilevante del commercio mondiale.

L’auspicio del progetto inaugurato da Satoshi Nakamoto è quello di avere: “Una versione puramente peer-to-peer di denaro elettronico che permetta di spedire direttamente pagamenti online da un’entità a un’altra senza passare tramite un’istituzione finanziaria”.

Il protocollo di funzionamento della blockchain Bitcoin illustrato da Nakamoto è un insieme di tecnologie sapientemente coordinate tra loro: la firma elettronica, la marcatura temporale, la crittografia, una rete informatica decentralizzata, la proof-of-work e il codice sorgente rilasciato con licenza open-source.

La blockchain è un registro distribuito formato da blocchi di dati.

I dati registrati nei blocchi rappresentano lo storico di tutte le transazioni avvenute tra i partecipanti del network. I fondi già impegnati grazie all’ingegnoso sistema che unisce i blocchi tra loro impediscono il fenomeno fraudolento della doppia spesa.

Infatti i blocchi sono cronologicamente ordinati e ognuno è identificato univocamente attraverso un hash (funzione crittografica) e una marca temporale.

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Per cui vi è la matematica certezza dell’esistenza di una data operazione in un dato tempo e dunque la stessa provvista non potrà essere spesa una seconda volta, perché non verrà validata dal network.

I miners, in concorrenza tra loro, utilizzano delle macchine specializzate nella ricerca della soluzione di un problema matematico che unisce gli hash di due blocchi consecutivi.

Il vincitore della competizione potrà chiudere il blocco che verrà aggiunto alla catena e ricevere così la ricompensa in Bitcoin quando la maggioranza dei partecipanti del network avrà accettato come valida la sua prova di lavoro.

Chi volesse manomettere anche una sola transazione dovrebbe possedere pertanto il 51% della capacità computazionale del network per costruire una nuova catena.

Oggi la potenza computazionale impiegata dal network Bitcoin è di oltre 110.000 m TH/s, ovvero 110 trilioni di operazioni di calcolo al secondo.

Queste operazioni sono eseguite attraverso hardware specializzato e un attacco rivolto contro il 51% del network è considerato assolutamente antieconomico per qualunque operatore pubblico o privato, che sia esso uno Stato dotato di ingenti mezzi tecnologici o un privato titolare di una centrale elettrica.

Dunque il paradigma blockchain offerto da Nakamoto è un sistema decentralizzato che permette lo scambio diretto, sicuro, riservato e trasparente di valuta digitale e al contempo non richiede per il suo regolare funzionamento la necessaria presenza di un emittente o di un controllore esterno.

Per questi motivi Bitcoin è costruito sull’assenza di fiducia e inoltre è resiliente grazie al suo registro condiviso, accessibile e non censurabile.

Dall’esempio di Bitcoin sono nate numerose altre realtà blockchain a esso ispirate.

Le regole di funzionamento delle altre blockchain e delle DLT sono implementate seguendo diversi protocolli di consenso, tuttavia la quasi totalità di queste utilizza un token, contenente delle informazioni crittografiche spendibili o scambiabili tra i partecipanti del network.

La maggior parte delle criptomonete sono progettate per introdurre gradualmente nuove unità di valuta, così come indicato nel protocollo Bitcoin, dove è previsto un tetto massimo alla quantità di monete che sarà messa in circolazione.

Questa caratteristica delle monete digitali ha un duplice scopo quello di imitare la scarsità ed il valore dei metalli preziosi e contemporaneamente quello di evitare il fenomeno dell’iperinflazione.

I token digitali nell’economia Blockchain

I Bitcoin e le altre criptomonete sono il mezzo di pagamento nativo digitale che il popolo del Web aspettava da tempo.

Molti prodotti in vendita sul Web vengono oggi acquistati con Bitcoin, Ether, Ripple etc. perché soddisfano meglio del denaro cartaceo digitalizzato le esigenze degli utenti del cyber-spazio.

Le criptomonete sono classificate anche come token di pagamento perché, a differenza di altri programmi informatici, non rappresentano asset sottostanti, ma solo il loro intrinseco diritto di essere spese.

Inoltre le transazioni effettuate con criptomonete offrono un elevato livello di privacy grazie alla possibilità di pseudonimizzazione degli indirizzi dei partecipanti.

Il livello di privacy muta insieme al protocollo utilizzato, per esempio alcune criptovalute come Monero, Dash, Zcash, garantiscono una maggiore riservatezza in quanto utilizzano il sistema di validazione “zero knowledge“, grazie al quale non viene scambiata nessuna informazione tra le parti.

Le opportunità offerte dalla tokenizzazione

Con il termine “tokenizzazione” si intende più genericamente la possibilità di rappresentare il valore di un certo bene o di una certa azione in token.

I token sono dei programmi informatici di secondo livello costruiti, ingegnerizzati e custoditi sull’architettura Blockchain le cui istruzioni di funzionamento e utilizzo sono impresse nel codice al momento della loro emissione e sono valide contemporaneamente per tutti i partecipanti.

Tra le qualità principali dei token digitali viene evidenziata la programmabilità e la versatilità. Il token è la rappresentazione digitale, univoca e crittografica di una informazione.

All’interno del suo codice può essere rappresentato qualsiasi bene, diritto, dato o valore monetario che viene memorizzato, trasferito o custodito su una DLT o su una Blockchain, per esempio: il denaro elettronico; un biglietto per la partita o per un concerto; il diritto di partecipare a una votazione; il diritto al rimborso per il volo in ritardo e così per qualsiasi altro diritto contrattuale.

I token oggi possono essere custoditi all’interno di portafogli digitali e così essere facilmente trasferiti ad altre persone in modo rapido e sicuro attraverso una rete Blockchain (peer-to-peer).

Il bene e il token che lo rappresenta sono collegati da un contratto intelligente (smart contract) che al verificarsi di alcune condizioni prestabilite eseguirà automaticamente alcune operazioni anch’esse prestabilite e già accettate e custodite all’interno dell’accordo.

I token sono strumenti informatici frazionabili, immutabili e scambiabili che possono dunque rappresentare univocamente la prova di un diritto.

Con la “tokenizzazione” è dunque oggi possibile frazionare un bene o un diritto e vendere singole quote o porzioni agli investitori rendendo quindi l’economia più liquida, oltre che accessibile anche ai piccoli risparmiatori esclusi dai circuiti economici bancari centralizzati.

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Le notizia proviene per gentile concessione da Blockchain 4 Innovation

Blockchain4innovation è la testata del Gruppo Digital 360 dedicata alla divulgazione delle tematiche Crypto e Blockchain e diretta da Mauro Bellini.

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