Le birre Budweiser e Corona ora sgorgano dalla “blockchain”

Presto l’azienda AB InBev lancerà un progetto per tracciare la birra su blockchain, o meglio su una DLT. In questo modo permetterà al consumatore di vedere tutta la supply chain degli elementi principali che compongono questa bevanda alcolica.

In questo caso verrà tracciato l’orzo. Indispensabile per la lavorazione della birra, il progetto coinvolgerà specialmente le fattorie, che quindi utilizzeranno degli strumenti innovativi per tracciare il loro raccolto. A seguire poi verrà anche tracciata la loro destinazione fino all’impianto in cui l’orzo verrà lavorato.

Il progetto pilota coinvolgerà più paesi come Francia, Germania e Regno Unito, e nella sua forma finale permetterà alla birra di avere un codice QR univoco che sarà applicato direttamente sulla bottiglia, così l’utente potrà controllare tutta la relativa filiera.

La prima birra che avrà questo codice QR sarà la Leffe. Il progetto sarà lanciato in Francia l’anno prossimo, coinvolgendo poi anche Antwerp in Belgio e la birreria Stella Artois e Corona a Leuven.

La trasparenza delle birre su blockchain 

Il progetto di AB InBev per la prima volta in Europa permetterà di rendere trasparente tutta la supply chain della birra per il consumatore finale. Ha spiegato il CIO di AB InBev, Pieter Bruyland:

“Si tratta di un progetto che, per la prima volta nelle nostre operazioni europee, creerà una rete di fornitura indiretta e completamente trasparente fino al consumatore finale. Collegando gli operatori di tutta la filiera della birra – dagli agricoltori, alle cooperative di malto, ai birrifici, ai magazzini e ai trasportatori – a una piattaforma sicura e decentralizzata, possiamo aumentare la tracciabilità e raccogliere dati che ci aiuteranno a continuare a coltivare in modo sostenibile gli ingredienti migliori per le nostre birre”.

DLT e non vera Blockchain

Purtroppo però ancora una volta si tratta non di una vera e propria blockchain permissionless ma di una DLT e per la precisione quella di SettleMint.

Si tratta quindi di un ledger centralizzato e quindi passibile di censura.

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Questo articolo è proveniente dalla Redazione di The Cryptonomist Magazine Digitale diretto da Amelia Tommasicchio: una delle testate specializzate tra le più seguite nel mondo delle Cryptovalute e della DeFi

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